Abbiamo le prove che già 30 secoli prima di Cristo l’uomo aveva imparato ad utilizzare il miele prodotto dalle api, ma lo sfruttamento di tale prodotto era del tutto empirico, in quanto non si conoscevano delle precise tecniche per l’allevamento di tali insetti. Risulta invece che nella lontana Cina, presso a poco nello stesso periodo, già si fabbricavano tessuti di seta, segno questo che si erano già scoperte ed adottate le adeguate tecniche per l’allevamento del baco da seta o filugello.

 

Baco da Seta

 

Gli scienziati che hanno compiuto lunghe ricerche per svelare l’origine del baco da seta sono giunti a conclusione che la specie più affine all’originaria, fra quelle attualmente note e dalla quale si pensa possa essere derivato, è la Theophila mandarina, anche essa propria dell’Estremo Oriente.

Ma come vive e come si alleva il baco da seta?

La vita di un adulto è molto breve ed ogni femmina depone, in media, da 450 a 500 uova che vengono incollate con una sostanza mucillaginosa ad un supporto fornito dall’allevatore e che è di solito un sacchetto di carta o di tela.

In tal modo le singole ovature restano isolate e si può stabilire, attraverso l’esame microscopico dei tessuti della madre, quali sono infettate dalla pebrina, grave malattia che ne provoca la moria, ed eliminarle tempestivamente.

Le uova vengono prodotte in appositi stabilimenti specializzati, allo scopo sia di evitare il propagarsi di malattie, prima fra tutte la pebrina già citata, sia anche per assicurare, attraverso il controllo degli incroci, la maggiore uniformità dal punto di vista genetico. In questi casi si inizia la cernita dai bozzoli e si adoperano le farfalle che escono da quelli di buona conformazione e ricchi di seta.

L’ovideposizione avviene generalmente alla fine di giugno od i primi di luglio ed il “seme bachi” viene conservato, fino alla successiva primavera in appositi ambienti, ove trascorre un periodo di estivazione passando via via da una temperatura di 28°C in luglio a circa 22°C a metà settembre, epoca in cui si inizia il periodo di passaggio ad un sempre maggiore raffreddamento. Le uova trascorrono quindi un periodo preinvernale a 10-12°C e poi vengono portate alla temperatura di svernamento che è sui 2-3°C. questo ultimo periodo che dura circa 100 giorni, è necessario perché in seguito possa completarsi lo sviluppo embrionale.

Circa un mese prima dell’inizio degli allevamenti inizia la terza fase detta “periodo di incubazione” durante la quale le uova vengono portate gradatamente a 15°C e poi, con l’aumento giornaliero di circa un grado, a 22°C, temperatura alla quale iniziano la schiusa.

Le larve che sono di colore biancastro e poco attive, alla nascita non misurano più di 3 mm di lunghezza. Esse si sviluppano rapidamente e passano attraverso 5 stadi, separati da 4 mute, raggiungendo la lunghezza media di 80mm ed il peso di 4-5 gr. Esse si nutrono solo di foglie di gelso, sono state fatte esperienze di allevamento, con altre piante, ma con risultati del tutto negativi.

Le larve sono molto voraci; si calcola infatti che per portare a completo sviluppo quelle che nascono da un’oncia di “semi bachi” siano necessari circa 1200 kg di foglie di gelso, di cui circa 700 solamente nell’ultima età.

L’allevamento in Italia inizia i primi di maggio e si effettua in locali ben areati, i bachi vengono di solito nutriti su appositi graticci sui quali viene deposto uno strato di foglie di gelso, finemente triturate nelle prime età e via via a strisce sempre più larghe nelle successive, fino ad arrivare a somministrare foglie intere alla giusta età.

Giunte a maturità le larve, mostrano chiaramente la tendenza ad arrampicarsi. Questa fase, nota come “salita al bosco”, indica che la larva deve imbozzolarsi e l’agricoltore può facilitare l’operazione disponendo verticalmente sull’allevamento, rami di varie piante, sui quali le larve cominciano a tessere una intelaiatura di fili sericei che si concreterà nei giorni successivi nel vero è proprio bozzolo, all’interno del quale avviene poi la trasformazione in crisalide. Il bozzolo è di dimensioni e forma variabile a seconda delle razze; di solito è oblungo, talora ristretto nella parte mediana e di colore bianco, giallo pallido o dorato; in particolari ceppi può anche essere rosa o verdognolo.

Esso è formato da un filo continuo che è lungo da 300 a 500 m. La parte esterna del bozzolo, che è formata da fili lassi disposti irregolarmente, è la cosiddetta “spelaia” che insieme alla parte interna o “toletta” rappresenta i cascami, mentre la parte mediana costituisce la bava dipanabile che viene filata insieme a quella di altri bozzoli per formare il filo di seta grezzo utilizzato poi nelle manifatture.