Durante le scampagnate nella buona stagione molte persone hanno un certo timore di venir punte da ragni velenosi; si crede infatti che le punture di ragno possano causare gravi disturbi di varia natura, per cui non è raro vedere anche degli uomini ritenuti coraggiosi ritirarsi rapidamente alla loro vista. In realtà, almeno nei nostri paesi, i ragni sono assai meno pericolosi di quanto non si creda, essendo in grandissima maggioranza innocui per l’uomo.

 

ragni velenosi

 

I ragni pungono mediante i due cheliceri, formazioni pari, poste poco al disopra del labbro superiore, che delimita dorsalmente l’apertura orale; essi sono costituiti da un grosso pezzo basale, all’estremità del quale si articola un artiglio. Nel pezzo basale si trovano le ghiandole del veleno, talvolta assai sviluppate, tanto da occupare anche una parte del cefalotorace; da esse parte un condottino assai sottile, che termina in prossimità dell’artiglio con un forellino. Quando il ragno vuol pungere raddrizza gli artigli, che in riposo stanno ripiegati sul pezzo basale e li infligge con movimenti a tenaglia nel corpo della vittima; contemporaneamente contrae la tunica muscolare che riveste le ghiandole del veleno, dalle quali ne viene spremuta una gocciolina o poco più.

Quasi tutti i ragni sono provvisti di ghiandole velenifere, poiché fanno certamente eccezione soltanto gli Uloboridi, che ne sono completamente privi; non vi è però, diretta corrispondenza fra la grandezza delle ghiandole e la potenza del veleno secreto, dal momento che intere famiglie come i Folcidi e i Filistatidi, pur possedendo ghiandole veramente enormi in rapporto alle dimensioni del corpo, non presentano individui pericolosi. I veleni iniettati sono di due tipi: neurotossici e necrotizzante. I primi agiscono sul sistema nervoso, paralizzando la preda, i secondi provocano il dissolvimento degli epiteli, dando luogo a vaste necrosi; spesso i due veleni si trovano associati nello stesso individuo, ed hanno allora azione combinata.

Premesso che per ragni velenosi si intendono quelli il cui veleno è sufficientemente attivo per provocare disturbi sensibili all’uomo, vedremo in questo articolo le specie più pericolose e quelle erroneamente ritenute tali, in modo da prevenire eventuali incidenti e nel contempo evitare inutili allarmi.

Il principale imputato è certamente la tarantola, aracnide di dimensioni notevoli ed insolite nel nostro paese, avendo un corpo lungo più di 3 cm, di color rossiccio tendente al grigio, con vari disegni neri. Vive nelle zone calde ed asciutte, in gallerie scavate nel terreno, tappezzate di seta secreta dalle filiere, ed è tuttora ritenuta una specie pericolosa, poiché il suo morso provocherebbe gravi disturbi, come convulsioni, vomito, seguiti spesso dalla morte. Tale credenza sembra sia nata nel medioevo, e per ottenere una pronta guarigione si consigliava una cura ben particolare: una danza, chiamata in seguito “tarantella”. In realtà, la cultura della tarantola provoca solo un po’ di arrossamento e gonfiore, che ben presto spariscono senza lasciare alcuna complicazione.

Un altro aracnide ritenuto pericoloso è il cosiddetto “ragno crociato virgolette. Si tratta dell’Araneus diadematus, il cui corpo misura fino a 15 mm di lunghezza, e presenta un addome ovoidale assai sviluppato, di color fulvo pallido, in cui spicca una serie di macchie più scure, disposte a forma di croce. È diffusa la credenza che la sua puntura sia pericolosa, mentre in realtà non arreca alcun danno apprezzabile, data la scarsa quantità di veleno inoculata, sufficiente solo ad uccidere i piccoli insetti che incappano nella sua grande e vistosa tela.

L’unica specie tra i ragni velenosi veramente pericolosa in Italia è il Latrodectes tredecimguttatus, riconoscibile dal corpo nero con macchie rosse sull’addome, fortunatamente non molto comune. I maschi, più piccoli non producono a quanto pare gravi danni, ma le femmine, lunga all’incirca 12 mm, inoculando un veleno veramente efficace, neurotossico, responsabile di avvelenamenti anche gravi, specialmente nel periodo estivo, quando sono più attive e si possono trovare tra le piante e gli arbusti in luoghi assolati, nei vecchi muri, o nelle sassaie.

La puntura non è molto dolorosa, ma ben presto nella zona colpita, cominciano forti dolori che tendono ad estendersi alla regione addominale ed alle ginocchia. Si ha sudorazione abbondante accompagnata da raffreddamento della pelle, mentre la respirazione diventa difficile ed il polso cede, ma dopo una dozzina di ore si comincia a vedere un netto miglioramento e nel giro di un giorno la crisi viene superata.