Sarà capitato spesso, a chi si reca in campagna, di imbattersi in scorpioni, e certamente se ne sarà tenuto prudentemente a distanza, sia per l’aspetto non proprio piacevole di questi Artropodi, sia per la loro possibilità di difendersi dagli assalitori con una puntura velenosa.

 

Scorpioni

 

Di giorno stanno riparati sotto sotto sassi appena appoggiati al terreno o qualunque riparo da cui sia facile uscire rapidamente; verso il crepuscolo se ne vanno a caccia, e questa dura buona parte della notte.

Il corpo degli scorpioni si divide in due parti: quella anteriore, detta prosoma, comprende il capo ed il torace, ed è coperta da un unico scudo dorsale, mentre la posteriore chiamata opistosoma, è data dall’addome, che termina in una lunga coda. Nel prosoma si trovano i cheliceri, a forma di pinza, brevi e seminascosti, ed i pedipalpi, assai grossi, terminanti in grosse chele, con le quali lo scorpione afferra la preda; la stretta è molto possente e spesso basta ad uccidere l’animale catturato, senza bisogno d’iniettargli il veleno. Seguono quattro paia di arti ambulacrali ben sviluppati, che consentono una certa rapidità di movimenti. L’opistosoma è costituito da 12 segmenti uniti tra loro e articolati, e quindi mobili e ciò consente di poter ripiegare dorsalmente verso avanti la “coda”, in modo da portare in prossimità delle chele le ghiandole velenose situate nell’ultimo segmento addominale a forma di pungiglione.

Quando uno scorpione vuole pungere, afferra la preda con le robuste pinze e, piegando la coda, le infigge il pungiglione nel corpo; una contrazione di appositi muscoli spreme dalle due ghiandole velenifere qualche gocciolina di liquido di tossicità estremamente elevata, che ha un rapido effetto paralizzante.

Il veleno, a quanto pare, è costituito da una lecitina emolitica ed in parte da una neurotossina che agisce sul sistema nervoso; non è detto che gli scorpioni più grossi siano i più pericolosi, infatti i grandi Pandinus, lunghi 18 cm, non sembrano essere troppo velenosi, mentre tra i Microbuthus, che non raggiungono generalmente i due cm, si possono trovare specie estremamente più temibili. È evidente che non è importante solo la quantità di veleno iniettabile, che generalmente si aggira sull’ordine di milligrammi, ma anche la sua composizione, che varia da specie a specie.

Inoltre la diversa pericolosità attribuita in varie zone del globo alla stessa specie induce a ritenere che anche le condizioni ambientali possono avere una certa influenza sull’attività del veleno. In Italia non si trovano che quattro o cinque specie di scorpioni, nella maggioranza dei casi non pericolosi, che provocano al massimo, in individui adulti, tumefazioni dalla parte e un po’ di febbre, mentre in bambini o anziani possono causare stati febbrili violenti e talora vaneggiamenti. L’unica specie veramente pericolosa dovrebbe essere il grande scorpione giallo, non raro nella penisola iberica e nella Francia meridionale, ma del quale non sembra molto certa la presenza in Italia. Si tratta di una specie piuttosto grossa per i nostri climi, potendo raggiungere i 7 cm di lunghezza; di colore giallo pallido, presenta chele più sottili ed allungate dei comuni scorpioni neri e la coda è più lunga dell’intero tronco. La puntura non provoca un dolore immediato, ma dopo un certo tempo, anche alcune ore, insorgono violenti dolori nella zona colpita, che tendono ad estendersi, accompagnati da vomito, vertigini e sudorazione; generalmente l’evolversi dell’avvelenamento è benigno, ma talora si possono avere delle gravi complicazioni cardiache che portano a rapida morte.

È bene ricordare che gli scorpioni più pericolosi si trovano nei paesi a clima caldo, quali l’Africa, l’India e l’America centro-meridionale.