Questo stato fisiologico al quale la femmina è preparata per natura, non necessita di particolari cure. La cagna deve continuare la sua vita di sempre, sia a livello alimentare che nei rapporti con il padrone.

È difficile capire con esattezza se una cagna è stata fecondata dopo che siano trascorsi più di quaranta giorni, periodo in cui i feti si rivelano attraverso una palpazione attenta. Il segno determinante, dopo che si è stabilito lo stato di gestazione, è il cambiamento d’umore, seguito più tardi dall’ingrossamento delle mammelle. Nell’ultimo periodo sarà evidente la discesa del ventre e l’affondamento dei fianchi. L’animale inizierà a dimagrire visibilmente e l’addome assume sempre più una forma a pera.

Al momento del parto la cagna si mostrerà inquieta, si mette alla ricerca di un luogo adeguato ed a costruirsi un letto che, generalmente, non coincide con quello che il suo padrone le ha preparato.

Durante la gravidanza le necessità alimentari della cagna aumentano progressivamente. Bisogna quindi fornirle un’alimentazione ricca per quanto riguarda la qualità, ma non eccessiva in quantità, per non correre il rischio di che soffra di stitichezza. Evitate i bocconi prelibati come dolci, fritti, caramelle, ecc.

Se non per stretta necessità e sotto controllo del veterinario, non bisogna darle complementi di origine chimica, più concentrati e di rapida efficacia; altrimenti la cagna potrebbe riceverne seri danni ed addirittura morire insieme ai suoi piccoli.

Accorciate piano piano le passeggiate, fatele evitare i salti, le corse faticose ed i colpi, i bruschi cambiamenti climatici e importante, invece, sono le cure igieniche.

La femmina può essere lavata una quindicina di giorni prima del parto, ma solo con acqua calda, in una stanza con temperatura mite e con molta delicatezza, curandosi di asciugarla.

La gravidanza di una cagna dura sessanta giorni, periodo in cui il proprietario deve ben informarsi riguardante il parto, nonostante per istinto gli animali sanno come è meglio agire.

Il parto si annuncia con la cessazione del flusso di muco vaginale che coincide con il momento in cui il collo dell’utero si dilata. Con l’uscita del primo cucciolo infatti si avrà la rottura delle acque. Apparirà così il piccolo di testa e con le zampe anteriori piegate, oppure posteriormente e con le zampe estese. Sarà ancora unito al cordone ombelicale, racchiuso in una sacca che la madre istintivamente toglierà. Seguirà subito dopo la nascita del secondo per un totale di ore che può andare dalle otto alle dodici ore.

Se il parto si prolunga troppo o l’intervallo tra l’uscita dei cuccioli è molto lungo, conviene che chi assiste l’animale noti che nessun feto sia messo in modo da ostacolare l’espulsione. Se invece dovessero comparire le zampe posteriori o la testa di un cucciolo che non riesce ad uscire a causa della debolezza delle contrazione uterine, si può provare a tirarlo molto delicatamente. Siate prudenti, perché un’azione sbagliata può provocare la morte dei cuccioli. Se necessario aiutate la madre a liberare il cucciolo dalla placenta, spezzando il cordone ombelicale con una trazione di entrambe le mani e ad una distanza di circa dieci centimetri dall’ombelico, pulite subito il naso e la bocca del cucciolo con un batuffolo umido, stimolando contemporaneamente la respirazione con un panno secco, infine avvicinatelo subito ai capezzoli della mamma.