Rose

Le varietà di rose si possono distinguere inoltre in base al portamento. Così abbiamo le “rose a cespuglio” e quelle “miniatura”, dette anche lillipuziane, eleganti piante nane dai fiori piccoli, adatte anche per la coltivazione in vaso. Infine vi è il numeroso gruppo delle “rose rampicanti”, diviso in due tipi.

Le vere rampicanti ogni anno emettono alla loro base un ramo lungo e sottile ed hanno sia fiori grandi a molti petali, sia fiori semplici a mazzi. Le sarmentose striscianti invece producono robusti rami basali dai quali si staccano ramificazioni che tendono a sdraiarsi sul terreno.

Nei cataloghi dei floricultori le differenti varietà sono indicate con simboli, così, per esempio, R.H.T. sta per rampicante tea ibride.

Anche se a volte gli incroci sono molto complessi, i risultati sono stupendi. I nostri giardini sono ornati dalla esplosiva fioritura bianca delle “Iceberg” come delle macchie color crema, albicocca o arancio delle tea e delle piccole “Colibrì”. Così il color rosa chiaro della “Grace di Monaco” passa, attraverso il rosa carico, il carminio ed il rosso, allo scarlatto della “Baccarà”, per incupirsi nel rosso vellutato della “Pigalle”. E non mancano le varietà a due colori: rosso e giallo, come “l’Autumn”, e rosso e argento come la “Bayazzo”.

Ogni tanto però, la natura fa qualche scherzo ai floricoltori ed ecco apparire nelle varietà, perciò dette “sport”, rami con fiori di colore diverso o carattere rampicante in rose a cespuglio.

In genere le rose vegetano bene su un terreno ricco di sostanze organiche, argilloso e profondamente lavorato. Non hanno inoltre speciali esigenze d’esposizione e di temperatura, se si evitano le località troppo coperte o fredde e se ovviamente si tengono presenti le caratteristiche ottimali di ciascuna varietà.

Fondamentale, per la messa a dimora di un rosaio, è la preparazione del terreno, che deve essere eseguita almeno tre settimane prima del piantamento. Nella zona scelta, occorre procedere così: si scava ad un estremo una buca, larga 30-40 cm e profonda un colpo di vanga, e si trasporta la terra all’altra estremità dell’area. Si lavora il fondo della fossa e si concima. Il concime migliore sono le stallatico o il letame di cavallo, ma si possono usare anche sostanze vegetali varie, come, per esempio, foglie, stracci, carta da macero e torba. Quindi si avanza scavando per altri 30-40 cm, coprendo la parte già concimata con la terra tolta. In questa nuova fossetta, si lavora, si concima e poi si ricopre con la terra tolta da una successiva buca. Così si procede fino al termine della zona scelta per il nostro roseto in modo che l’ultima fossa sia riempita con la terra tolta alla prima.

Le rose possono essere messe a dimora all’aperto in qualunque momento, tra aprile e ottobre. Per ogni rosa si scava nel terreno lavorato una fossetta quadrata di circa 45 cm di lato e di 30 cm di profondità. È bene tener presente, per la profondità di sotterramento, il segno del terriccio lasciato sulla piantina tolta dal vivaio.

Si stendono le radici ricoprendole con terra mista a torba e premendo in modo che non rimangano fra loro grosse bolle d’aria. La distanza tra una piantina e l’altra deve essere di 45-60 cm per le rose a cespuglio, di due metri almeno per le rampicanti e di circa un metro per le altre forme.

Il roseto ha bisogno, in primavera, di una concimazione con concime organico, mentre tra la comparsa dei boccioli e la piena fioritura, necessita di fertilizzante liquido. Il più comune di questi si ottiene sciogliendo in acqua, qualche tempo prima, letame di cavallo o stallatico e, al momento dell’uso, diluendolo fino al color paglia ed usandone circa quattro litri per ogni rosaio e per settimana.

Dopo la fioritura si sospendono le concimazioni e, durante il periodo asciutto, si provvede ad abbondanti innaffiature. Occorre poi evitare una fioritura troppo fitta, eliminando, in relazione alle condizioni generali del roseto, un certo numero di boccioli. La vigoria del rosaio deve essere tenuta presente anche nella raccolta dei fiori e nello stabilire la lunghezza dello stelo.

I rosai sono spesso visitati all’inizio dell’estate, da un insetto, la Cetonia dorata, che deve essere eliminata a mano o con gli insetticidi in commercio. Con il D.D.T. si combattono i Tripidi, piccoli insetti che si annidano nei boccioli, mentre contro i Gorgoglioni serve l’estratto di tabacco.

Vere e proprie malattie dei rosai sono quelle dovute a funghi microscopici. La muffa bianca compare dopo i bruschi sbalzi di temperatura e riveste di un velo bianco steli e boccioli. Le così dette macchie nere della rosa appaiono sulle foglie inferiori, che, poco alla volta, anneriscono e muoiono, mentre la Ruggine, malattia mortale, si rivela con la comparsa, sulla pagina inferiore delle foglie ed in estate, di una polvere rossiccia o color senape, che, col tempo, diventa nerastra. Per combattere queste malattie esistono in commercio molti fungicidi e per la loro scelta occorre affidarsi ad un buon floricoltore.

La moltiplicazione delle rose avviene con tutti i possibili sistemi, sessuati ed agamici. I giardinieri ricorrono alla semina ed alla talea per la preparazione dei portainnesti ed all’innesto stesso. Questo consiste nell’inserire, con un taglio a T, su un portainnesto o franco, che da il sistema radicale ed è per lo più un ceppo selezionato di rosa selvatica, la marza, che produce foglie e fiori e che corrisponde ad una varietà di rose coltivate.

Moltiplicazioni che non presentano difficoltà e possono essere eseguite da chiunque, sono la margotta, che si fa in estate, e la divisione si pratica in inverno. Se si acquista il rosaio da un floricoltore, si tratta quasi sempre di una pianta già innestata e può allora capitare che il sistema radicale emetta germogli. Questi devono venir eliminati, altrimenti la varietà coltivata, ossia la parte domestica della pianta, ne verrebbe indebolita; ma tale eliminazione deve essere eseguita con cautela allo scopo di non danneggiare tutta la pianta.

Può essere, talvolta necessario il trapianto di un rosaio. I periodi migliori per eseguirlo sono i mesi di ottobre, febbraio e marzo ed occorre curare bene che la pianta sia ben protetta dall’aria fredda ed abbia una sufficiente idratazione. Se poi, il rosaio, è trapiantato in un terreno dove già si trovavano altre piante, bisogna che esso venga lavorato, concimato ed aggiunto di terra fresca.

Le rose si possono coltivare anche in serra, sotto vetro ed in un vaso. Al primo tipo di coltivazione si presentano bene le rose tea e le rifiorenti. Per la coltura in vaso, quindi per chi decide di coltivarla in appartamento, sono consigliabili le specie nane, che avranno bisogno di tagli corti quando le piante sono ancora giovani. Il cambiamento di vaso deve essere eseguito soltanto quando le radici tappezzano le pareti interne del vaso stesso. La coltura in vaso non presenta particolari difficoltà e richiede soltanto qualche concimazione liquida ed il rinnovo di anno in anno dello strato più alto di terra.

La coltivazione di queste piante è molto antica ed essa è probabilmente originaria dell’Asia. Molti scrittori ci testimoniano la passione e l’entusiasmo con la quale Greci e Romani ne curarono la coltura, mentre, nei secoli successivi, gli Arabi introdussero nei giardini nuove specie, tra le quali la Rosa di Damasco.

Verso la fine del diciottesimo secolo dall’Oriente, vi fu l’importazione di nuove specie di rose, tra cui ricordiamo la Rosa indica e la Rosa burboniana, capostipiti rispettivamente delle “rose-tea” e delle “ibride rifiorenti”. Dopo il diciannovesimo secolo, questa coltura ha subito continui rinnovamenti dando vita a nuove forme, fino ad arrivare alla vertiginosa cifra di circa quindicimila varietà coltivate nel Mondo, per i fiori recisi, per il giardino e anche se in minor parte, per l’estrazione del profumo.

Allo stato spontaneo le specie selvatiche sono ancora visibili nei boschi, nei luoghi sassosi dal mare alla montagna, talvolta sfuggite alle coltivazioni e naturalizzate. Le rose, sono arbusti della famiglia delle Rosacee, con rami generalmente muniti di robuste spine ricurve verso il basso. Le foglie sono imparipennate, composte da circa cinque-sette foglioline ovali. Le foglie sono inoltre dentate, lucide nella parte superiore e pallide al rovescio. I fiori, solitari o in coppia, sbocciano tra maggio e giugno e sono portati da uno stelo terminante in alto con un ricettacolo a forma di anfora.

Essi sono formati da cinque sepali verdi e da cinque petali di color carne o più chiari, che fanno corona a numerosi stami e pistilli. Il frutto, globoso e rosso, detto cinorrodio, è ripieno di acheni. Rosei o bianchi sono i fiori della Rosa di macchia, mentre nelle località aride ed assolate è facile trovare, a fiori bianchi, la Rosa arvensis. La Rosa gallica ha fiori rosa vivo intensamente profumati e, a livelli altitudinari più elevati, troviamo una rosa senza spine chiamata Rosa alpina.

Da queste specie selvatiche, spesso ancora usate come portainnesti, e da quelle importate dall’Oriente, si sono sviluppate le meravigliose creazioni che è possibile ammirare oggi, ottenute dapprima per fecondazione incrociata e più recentemente per ibridazione selettiva operata da esperti floricultori.

 

Rose Vecchie

La rosa, viene classificata in due diverse tipologie: rose vecchie e rose moderne, ma cerchiamo di capire le differenze.

Le “rose vecchie” sono generalmente indicate con la nomenclatura binomia latina, e famosa è, tra queste, la Rosa chinensis o Rosa della Cina o del Bengala, progenitrice della maggior parte delle varietà a fioritura continua. E’ un arbusto che richiede una buona esposizione ad ha fiori profumati, su rami rossicci e con poche spine.

Originaria del Giappone è invece la Rosa rugosa, adatta soprattutto per siepi, in terreni magri e sabbiosi, e con molte varietà rifiorenti e profumate. La Rosa spinosissima, per la spinosità dei rami, è adatta a formare macchie fitte. Ne derivano forme che portano, dall’inizio dell’estate all’autunno, fiori molto profumati.

Piante a fiori pure intensamente olezzanti, grandi e a molti petali, derivano dalla Rosa centifolia, che ha gli steli floreali ed il calice spesso cosparsi di piccoli aculei molli ed è perciò detta comunemente Rosa borracina. Diffuse nei giardini sono le varietà di Rosa burboniana, sotto forma di graziosi arbusti con fiori somiglianti alle camelie e profumati. E l’elenco potrebbe continuare con la Rosa a mazzi, detta anche rosa multiflora, che ha corimbi di fiori rosei riuniti in mazzetti, con la Rosa francese dai fiori essi pure olezzanti, con la Rosa di Damasco, i cui fiori isolati e pendenti hanno un profumo molto gradevole.

 

Rose Moderne

Le rose moderne, invece sono derivate da ibridazione, vengono divise in due diversi gruppi: le rose ibride e le floribunde. Le prime, indicate con il simbolo H.T., derivano dall’incrocio di due varietà famose, le rose ibride rifiorenti e le rose tea, a loro volta derivanti dalle specie selvatiche Rosa indica e Rosa burboniana. Le ibride rifiorenti sono così definite perché fioriscono sia in estate che in autunno, mentre le rose tea devono il nome al loro profumo simile all’aroma del tè e delle camelie.

Occorre specificare però, che oggi col termine di rose tea ibride si intendono generalmente tutte le varietà a fiori grandi e con molti petali, adatte a decorare aiuole.

La storia delle Rose floribunde, indicate col simbolo Flori, è più complessa. Oggi con questo termine si intendono le varietà da giardino con fiori a mazzetti, non molto belli singolarmente, ma d’effetto se radunati insieme nelle aiuole. In genere sono rosai con fiori semplici, a cinque petali, o semidoppi, con doppia serie di petali, abbastanza robusti e facili da coltivare.

Esse deriverebbero dall’incrocio di rose nane dai grandi corimbi di piccoli fiori, note come “Polyantha pompons” con varietà di tea ibride. Oggi le varietà di floribunde vengono incrociate con la tea ibride ottenendo forme con fioritura a mazzetti, ma con pochi fiori grandi e pieni. Esse hanno denominazione incerta e sono dette in America “gran diflore”.