Zinnie

Quante siano le specie di Asteracee entrate di diritto nei giardini è impossibile dirlo; questa famiglia di piante infatti, nota più spesso ancora con il nome di Composite, ha dato al giardinaggio ed alla floricoltura competitiva fiori come dalie e crisantemi, astri e margherite, centauree ed agerati, elianti ed elicrisi, e tante altre altrettanto conosciuti.

È quindi nella grande abbondanza di tutti questi bei fiori che se ne scelgono anzitutto due già noti per la loro decoratività e rusticità: le zinnie e le cinerarie.

 

Zinnie

Le zinnie derivano da Zinnia elegans e Zinnia haageana, ambedue originarie del Messico; la seconda ha capolini giallo-aranciati con disco nerastro, e la prima ha colori varianti dal bianco crema o tendente al verdastro, al giallo, al rosso, rosa, porporino, violetto, in tutte le possibili gradazioni, escluso il blu, con fiori ligulati, sericeo-vellutati, colorati di sopra, opachi e sbiaditi di sotto.

Dalla Zinnia elegans sono derivate le zinnie “Lilliput”, nane, usate per bordure, a capolini piccoli e globosi.

Piante annue e rusticissime, le zinnie si presentano a coprire siepi ed a far macchie; si seminano in aprile-maggio in semenzaio, si trapiantano, quindi si portano a dimora; la semina in letti riparati, in marzo-aprile, è pure adatta, è così la semina direttamente in piena terra, da aprile a giugno, lasciando le piantine a 30-35 cm l’una dall’altra.

 

Cinerarie

Le seconde, le cinerarie, corrispondono botanicamente in genere alla specie Senecio cruentus, e tutti sanno come si tratti di bei fiori che vengono forzati dai floricoltori, in serre apposite, per poterli presentare fioriti, smaglianti, all’inizio della primavera. Introdotta nel 1777 dalle Isole Canarie, questa specie ha dato luogo ad innumerevoli ibridi che differiscono fra loro sia per il colore del disco centrale dei capolini, sia per quello dei fiori della raggiera, i quali sono ora unicolori, ora di due tinte, in corone concentriche, anche molto diverse fra loro: bianco e violetto, bianco e carminio e così via.

Si tratta di una pianta a portamento nano, biennale o vivace se tenuta in serra, con grandi foglie chiare, rustiche, cuoriformi, che fanno da sfondo ai capolini per lo più numerosi ed omogenei, si seminano in giugno-luglio in semenzaio o in un terreno fresco ed ombreggiato, quindi si trapiantano in serra o in cassoni, in terra ben drenata, con una buona luminosità e senza abbondante umidità. E’ possibile la propagazione per rottura e questa viene impiegata per le coltivazioni più rare e per quelle a capolini doppi.

Esistono specie affini, come Senecio populifolius, anch’esse originarie delle Isole Canarie, con capolini a disco giallo e raggiera lillacina; Senecio grandifolius, del Messico, con capolini totalmente gialli. Un ibrido di Senecio cruentus, noto anche come cineraria stellata, ha capolini più piccoli, rosso-sanguigni nella raggiera, con lingue strette e un po’ distanziate; varietà decorative sono anche la “grandiflora” e la “cactus”.

Tutte le specie e le varietà citate, a cui si deve aggiungere Senecio multiflorus, sono note in floricultura anche con il nome di Cineraria hybrida; i colori vanno dal bianco al rosa, dal rosso al porporino, dal viola all’azzurro; il giallo è presente nelle specie per le quali questo colore è già riferito.