Dopo la rosa ed il garofano, i fiori più popolari per valore decorativo sono, senza dubbio i gladioli; lo conferma la crescente richiesta di questa pianta, i cui fiori, portati in lunghe e grosse spighe terminali, esistono oggigiorno in una vasta gamma di sfumature cromatiche, che corrispondono ad altrettante varietà coltivate: dal bianco niveo e purissimo fino al viola più intenso.

 

Gladioli

 

I gladioli, sono piante erbacee perenni, della famiglia delle Iridacee; perenni per la modalità con cui si rinnova il bulbo-tubero, giacché al vecchio aderisce il nuovo, l’uno susseguendo all’altro, annualmente, senza nessuna interruzione. Gladiolus, il loro nome generico è il diminutivo del vocabolo latino gladius: spada, riferito alla forma delle foglie che sono lunghe e strette, appuntite ed appiattite appunto come una spada, tutte marcate da nervature numerose e parallele. I loro fiori, che grazie alla lunga durata in vaso, si presentano bene ad ornare i nostri appartamenti, sono generalmente grandi e a vividi colori. Tutti disposto da un’unica parte del lungo stelo floreale, essi appaiono più o meno tubolosi nella forma del perigonio, cioè l’involucro non differenziato in calice e corolla, costituito dai tepali, il quale si allarga ad imbuto verso l’alto, aprendosi come a costituire due labbra appena distinguibili.

Dobbiamo all’amore degli Olandesi per i fiori la grande diffusione assunta da questa pianta in Europa, ma che in Italia è presenta allo stato spontaneo solo per tre differenti specie.

La coltura dei gladioli non necessita di cure particolari. Si tratta infatti di una pianta che non ha esigenze eccessive in fatto di terreno, se questo è un buon terriccio da giardino, pur prediligendo quello di tipo argilloso-siliceo. La cura deve stare, nella scelta dei bulbi, quelli di media grandezza e di prima fioritura essendo i migliori, non, come si potrebbe pensare, i più grossi. Questi ultimi danno infatti fiori imperfetti, degenerati, spesso con spighe deformate ed a fiori mal disposti.

Una volta selezionati, i bulbi si mettono a dimora, a 8-10 cm di profondità, da gennaio a giugno nelle contrade calde, da febbraio a luglio nelle coltivazioni a clima continentale. Avvenuto il piantamento, si provvede a preservarli, con opportune e frequenti scerbature, dallo sviluppo delle erbe infestanti, e ad irrigarli abbondantemente, in quanto il terreno piantato a gladioli non dovrebbe mai asciugare. Per cui, per la buona riuscita della coltura, è sempre meglio eccedere negli innaffiamenti, specie se il terreno permette un rapido sgrondo dell’acqua.

Ben presto, tra le foglie, s’innalzerà lo stelo floreale eretto, alto talvolta anche 2 metri, quando i fiori che sono posti alla sua base saranno sbocciati, si può cominciare a reciderli; quelli superiori si apriranno poi in vaso.

La raccolta dei gladioli non deve però precludere al bulbo la possibilità di “maturare” naturalmente: se infatti da una parte i loro fiori sono tanto più apprezzati quanto più possiedono un lungo gambo, il nuovo bulbo, dall’altra, inizia a formarsi appunto dopo la fioritura e sono le foglie che elaborano i principi necessari a costituirlo. Nel reciderli, quindi, si deve tenere ben presente questo doppio risultato: stelo lungo il più possibile con il minor numero di foglie. Ciò si ottiene infilando nella guaina, che queste formano attorno al gambo, un coltello a punta molto stretta ed acuminata ed incidendo lo stelo quel tanto che basta per sfilarlo, non intaccando le foglie. Per il medesimo motivo non si interromperanno gli innaffiamenti e tanto meno i trattamenti antiparassitari sino che il bulbo non lascia cadere diseccate quelle foglie che gli avremo lasciato. A questo punto il bulbo nel suo massimo turgore, pesante e sano, sarà generalmente contornato da un’abbondante prole di bulbetti, formatisi tutt’attorno alla sua corona basilare, tra il vecchio ed il nuovo bulbo. Il suo divellimento si fa appunto in questo periodo; quindi liberato dalla terra, dal vecchio bulbo e dalle radici, lo si pone ad asciugare all’aria per qualche giorno, ed infine viene conservato in un apposito magazzino, pronto ad essere ripiantato nella stagione successiva.

Anche i bulbetti devono essere raccolti, tenuti separati per varietà e conservati, allo stesso modo degli adulti: se ben trattati, possono fiorire dopo uno o due trapianti; in tre anni danno già esemplari come i bulbi normali. È possibile anche la propagazione per seme: la semina va fatta a settembre, in catini, o in piena aria nei climi più caldi. Fioriscono e possono essere selezionati già al terzo anno.